martedì 5 gennaio 2016

Spectral DMA300RS


 AMPLIFICATORE FINALE SPECTRAL DMA300RS

Premessa
Come sia possibile migliorare quello che sembrava già eccellente rimane per me un mistero insondabile; non è così per il Prof.Keith Johnson...

Introduzione
E per di più in un settore come quello dell'amplificazione ove la tecnologia sembra oramai consolidata da svariati lustri...; una volta di più si conferma il fatto che a volte bisognerebbe tacere, piuttosto che voler apparire dei Soloni e, meglio, dei "capitori" che hanno già visto e sentito tutto; e mi rivolgo, in primis, proprio a me stesso...
Sono trascorsi pochissimi anni quando, in occasione della prova prima del DMA200S e poi dell'amatissimo DMA260, quando affermavo in modo superbamente apodittico che l’evoluzione degli amplificatori finali Spectral era tangibile, ma non quanto quella dei rispettivi preamplificatori che, grazie alle due versioni del DMC30SL e del successivo DMC30SS, anch'esso in due versioni, e finalmente del DMC30SV avevano man mano portato dei sensibili incrementi nella trasparenza e nella resa del dettaglio.
A questo riguardo, dopo aver seguito in modo compulsivo quanto proposto da Rick Frayers in questo settore, mi sono accorto dell'inutilità di una folle corsa verso la "lucidità" più sfrenata e volta quasi all'iperrealismo che tuttavia si allontanava sempre di più da una interpretazione a tratti calorosa di quanto offerto dall'amatissimo DMC20.
Ed è proprio del DMC20 che Vi voglio parlare in questo breve inciso: la dinamica, la "spinta" e l'ariosità che possiede questa macchina (nella versione S2) sono inarrivabili per i pur prestantissimi 30Sx nelle varie versioni... A proposito: suggerisco a chi ha questa macchina di provare ad asportare la scheda phono W202 (o W202A), naturalmente durante l'ascolto della sorgente digitale: in questo modo tutta la corrente erogata dall'alimentatore separato viene indirizzata alle schede di linea; provare per credere...
Spectral DMC20 S2

Ed a proposito di alimentazione, mi sono sempre fatto questa idea: se fossi ricchissimo chiamerei i miei amici del Nuvistor Club e darei loro l'alimentazione di un DMC20 (DMS20) ed un DMC30SV per chiedere loro di escludere l'alimentazione interna (e ridicola...) di quest'ultimo e prelevare gli ampere direttamente dal DMS20; beh, pazientate, sono, in altri termini, solamente i sogni che si facevano da bimbetti quando si immaginava di poter comporre il miglior impianto del mondo; ma questa cosa la faceva anche Stereoplay quando in un numero speciale componeva i migliori impianti relativamente ad una certa fascia di prezzo.
Chiuso il non breve inciso, cerco ora di essere meno assolutista e di riferirVi di questa macchina (DMA300RS) e del suo modo di suonare.
Una volta di più riassumiamo il percorso cronologico dei finali stereofonici più corposi della Casa: nel 1986 il primo finale in assoluto, ovvero il DMA100 che dopo tre anni lascia il posto al DMA200 sostituito a sua volta nel 1992 dal DMA180, proposto in due versioni e che gli amici di Acustica Applicata mi riferiscono di trovare ancora eccellente grazie alla gamma bassa a loro avviso ancora insuperata; è probabile che, parimenti a quanto avvenuto con il DMA90, negli ultimi lotti di produzuine siano stati utilizzati i finali in contenitore plastico dei successivi DMA100S e DMA150, ma, in questo caso, con una sezione di alimentazione ben cospicua e nerboruta che ha quindi coniugato rigore e raffinatessa sonori.
Nel 1996 viene presentata la nuova serie di finali rimasti sostanzialmente invariati sino al DMA260 del 2010; il DMA150 (realizzato anch’esso in due serie successive, oltre ad una “Studio Universal” dedicata all’accoppiamento con preamplificatori non della Casa), risultava un finale già abbastanza raffinato, ma apparentemente mancante di quell'impatto in gamma bassa tipico del precedente DMA180; nel 2005 viene introdotto il DMA160 (anch'esso con la variante Studio Universal, da non ricercare...) che montava dei trasformatori più performanti e che gli consentono una riproduzione della gamma bassa decisamente superiore; nello stesso anno viene presentato il DMA250, finale oramai "universale" e che tenta di avvicinarsi alla trasparenza del DMA100S, ma in grado di pilotare anche diffusori ostici.
Poi arriva il 260 che stravolge un poco il modo di suonare dei finali Spectral: ora abbiamo finalmente la raffinatezza del DMA100S coniugata con una capacità di gestione praticamente di tutti i diffusori in commercio.

Nel 2014 arriva il DMA300RS (Reference Standard) che costituisce davvero il riferimento nel campo delle amplificazioni a stato solido (e non solo...)
DMA300RS (al centro) DMA260 (a sinistra) DMA250 (a destra)

Riferiamo brevemente anche le varie definizioni dei finali attualmente presenti nel catalogo Spectral; sia il DMA200S2 che il DMA260S2 sono definiti "Reference Amplifier"; il DMA300 ed il DMA400 (monofonico) sono invece "Reference Standard"...

Descrizione
Il 300 è il primo finale Spectral ad assumere una conformazione geometrica un poco più moderna rispetto alla serie 150/360 del recente passato: sono infatti presenti dei piccoli volumi laterali che, ad un esame interno, sembrano essere delle semplici "aggiunte" volte a rendere il finale più "cicciotto"...

DMA300RS


Finalmente cambia la scheda madre a causa della installazione nella parte centrale di cinque condensatori elettrolitici (vedi foto); anche la scheda del DMA260 S2 si presenta modificata rispetto a quanto visto fino ad adesso, ma risulta ancora diversa rispetto a quella del 300, visto che i cinque condensatori ora sono posti in un'altra configurazione...; curiosamente sul sito Spectral (non proprio ben fatto ed aggiornato...) nella sezione relativa al finale DMA400 compare una foto dell'elettronica del DMA260 S2 e non quella del 400 (vedi foto)...
DMA260S2

Esteticamente quindi  il 300 si diversifica dal 260 solamente per la presenza dei due volumi laterali aggiuntivi; rimangono le feritoie sul pannello superiore (non presenti nelle primissime serie del DMA260...) e destinate allo smaltimento di un po’ di calore; i morsetti di uscita sono quelli delle ultime serie dei finali della Casa e sono adatti anche ad essere serrati con le sole mani.

DMA300RS

La scheda della sezione di ingresso, di colore verde, è abbastanza simile a quella del 260, seppur siano presenti alcune modifiche; come già riferito in passato, sembra essere questa la differenza sostanziale che potrebbe rappresentare la causa di questo sensibile incremento prestazionale; anche su questa piastra viene impiegata buona parte della tecnologia SHHA già utilizzata nei preamplificatori 30SL e 30SS.

Vengono sostituiti gli spezzoni di cavi di potenza che collegano le schede ai morsetti di uscita: in sostituzione dei miseri "doppini" utilizzati in precedenza ora viene impiegato un cavo Mogami.
DMA300RS (sopra) DMA260 (al centro) DMA250 (in basso)

Una nota curiosa: la disposizione dei morsetti di uscita è comune per il 250 ed il 300 (canale destro in alto), mentre è "invertita" nel 260... (vedi foto).

Analisi sonora
Ho avuto davvero una grande fortuna: nell'estate del 2014 il finale "titolare" nel mio impianto personale era un DMA250; dopo qualche "minaccia" l'Importatore Spectral (Sergio Pozzi di Audiograffiti) mi ha inviato un 300RS; per completare il quadro allora mi sono fatto prestare da un caro amico un DMA260, in modo da estendere il confronto a tre generazioni di amplificatori; un evento che credo che sia capitato raramente ad un audiofilo "impallinato" come chi Vi sta scrivendo...
Sono stati convocati (a turno) tutti gli amici audiofili più giovani che, in linea di massima, hanno concordato con quanto leggerete tra poco, fornendo con parole sempre diverse la descrizione di un modo di suonare "naturale" che caratterizza questa splendida macchina.
Mi è già capitato più di una volta di rammentare la prima impressione di ascolto provata oramai diversi anni fa dopo aver collegato il mio primo DMC30SL al resto dell'impianto: quando si collega un componente più "naturale" del solito si riesce  percepire immediatamente un suono meno affaticante ed al tempo stesso più denso di dettagli rispetto a quanto ascoltato da componente appena scollegato...
Ecco, se volessimo provare a stilare una superficialissima classifica di merito qualitativo attribuendo al DMA250 un valore "100 punti", ebbene il DMA200S avrebbe 105 punti, il precedente DMA160 si limiterebbe a 95, il DMA260 ne avrebbe 115 ed il DMA300 ne conquisterebbe ben 135: ovviamente si tratta di una sciocca brutalizzazione che che dovrebbe indicare (secondo il parere del nostro "panel" di ascolto) le "distanze" prestazionali relative tra i vari finali Spectral.
Mentre il DMA260 rappresenta un finale completo ed universale con una timbrica ed una trasparenza pari a quella del "piccolo" DMA100S (tutto insuperato come rapporto qualità / prezzo...) ecco, il 300RS ha un qualcosa in più che lo rende ancora più naturale e ... completo!

L'esemplare arrivato in saletta oramai un annetto fa era il secondo che sbarcava in Italia (matricola 335); come detto, ha affiancato (ed escluso...) il mio beneamato DMA250 e poi si è confrontato con un DMA260; tre macchine del genere in saletta hanno calamitato l'attenzione di tanti amici che man mano sono venuti ad ascoltare.
DMA300RS (al centro) DMA260 (a sinistra) DMA250 (a destra)

Queste macchine erano pilotate da un DMC20 (serie 2) e da un DMC15, ovviamente Spectral; le due sorgenti digitali, costituite da un integrato Playback Design MPS3 e da un Mac Mini, erano affiancate dalla sorgente analogica costituita da uno Scheu Premier MKIII con braccio Scheu Analog Classic MkII da 12" e fonorivelatore van den Hul Crimson; i diffusori erano gli amatissimi Avalon Eidolon; 
I cavi utilizzati sono oramai quelli che si sono "stabilizzati" nel corso del tempo in saletta e sono il frutto di numerose prove volte a trovare la migliore sinergia tra i componenti; sintetizzando i cavi erano degli NBS di segnale, dei Revelational digitali, dei De Antoni di potenza e dei Meleos e Revelational di alimentazione.
Gli ascolti a confronto con gli altri finali Spectral a disposizione ha permesso di confermare che l'impronta timbrica di queste macchine è alquanto similare; ma in due parole, di cosa è fatta questa benedetta impronta?!' Bene, è fatta di una eccellente naturalezza e fluidità di emissione che si associa ad una cura del dettaglio che trova pochi paragoni nel campo delle amplificazioni a stato solido.
Il DMA300 spinge queste caratteristiche verso vette che sembravano essere già raggiunte con il DMA260 e che invece vengono superate in modo discernibile anche da un audiofilo sordo: la "liquidità" di emissione del 300 può ricordare a tratti quella delle migliori macchine da musica a valvole, tra le quali ci piace ricordare gli Audio Research Classic 30 e 120; il nostro riferimento a stato solido in questo (DAM100S), eguagliato dal 260, viene superato ed il vecchio 250 sembra suonare "ruvido" al confronto...
Sembra che il 300 con le sue prestazioni ridefinisca il concetto di amplificatore trasparente; e, badate bene, tutte queste lodi scaturiscono dal confronto con delle macchine che definire "eccellenti" è poco...
Un'altra caratteristiche che emerge dall'ascolto critico di questo amplificatore è la sua assoluta silenziosità: avete presente quei televisori moderni che quando sono spenti sono di colore "nero assoluto"...? Bene, il 300 nelle pause è davvero "morto", la qual cosa permette di discernere i particolari che apparivano trascurabili (o forse "trascurati"...); la qual cosa rimane tuttavia apprezzabile prevalentemente durante gli ascolti notturni quando (in saletta) il rumore di fondo si assesta al di sotto di 25 dB(A) che, Vi assicuro, è davvero pochino...
L'ho già detto riguardo ad altre "macchine" e sono costretto a ripetermi: quando a suonare è il DMA300 si sente che c'è qualcosa di magico in saletta anche al di fuori della stessa...
Ma cos'altro potrei aggiungere a queste amenità già lette e rilette nelle recensioni che ci hanno affollato orecchi e materia grigia nel corso di questi anni audiofili...?!? Beh, dimenticavo: i violini sono setosi e gli ottoni squillanti come raramente ci era capitato di ascoltare...

sala d'ascolto

Conclusioni
Una macchina universale e da acquistare ad occhi chiusi...? Il miglior finale stereofonico del mondo...?
No, semplicemente per il motivo che una catena di riproduzione è quanto mai variegata ed il risultato finale dipende anche (anzi, direi per buona parte...) dai gusti di ascolto del proprietario dell'impianto: un caro amico mi ha riferito di un sistema di riproduzione particolarmente impegnativo (Diffusori Avalon Isis, Pre Spectral DMC30SV, finali Pass X600.5) nel quale è stato inserito il DMA300RS: ebbene, con la musica ascoltata dal proprietario dell'impianto (pop, rock, jazz) le prestazioni dei finali "titolari" (particolarmente potenti) erano tali da far preferire il loro suono a quello del finale Spectral, sicuramente più raffinato ed elegante, ma che inevitabilmente si deve sottomettere alla superiore erogazione consentita dai Pass; però, chissà cosa potrebbe succedere con i DMA400RS...
Ci sono alcuni componenti che sono in grado di fornirti emozioni nuove: recentemente, ad esempio, il sistema digitale MSB V; ecco, anche questo DMA300RS lo ha fatto, e ritornare all'ascolto del "semplice" DMA250 (beh, si fa per dire...) ha comportato una specie di trauma superato dopo una pausa di ascolto di qualche settimana... 
Il listino attuale del 300RS è straordinariamente elevato (27900 euro...) e curiosamente ben superiore a quello dell'apparentemente similare DMA400 (24650 euro); se volete un amplificatore difficilmente superabile quanto a naturalità di emissione, completezza e rigore timbrico, beh, dovete cominciare a frugarVi le tasche...
DMA300RS
Impianto di ascolto:
Þ testina van den Hul Crimson
Þ testina Audio Technica AT33PTG
Þ braccio Scheu Classic MkII
Þ braccio Graham 2.2
Þ giradischi Scheu Premier MkIII
Þ giradischi Scheu Premier MkII
Þ step-up Angstrom Research MC2000
Þ sorgente digitale info Mac Mini con Audirvana
Þ cd player e DAC Playback Design MPS3
Þ preamplificatore Spectral DMC20
Þ preamplificatore linea Spectral DMC15
Þ preamplificatore phono Sonic Frontiers Phono 1
Þ preamplificatore phono Audio Research PH3
Þ finale Spectral DMA250
Þ diffusori Avalon Eidolon
Þ cavi di alimentazione Revelational Cables e Meleos
Þ cavi digitali Revelational Cables e Meleos
Þ cavi di segnale White Gold, NBS e Meleos
Þ cavi di potenza De Antoni

l'autore dell'articolo (a destra) con il Prof.Johnson

1 commento:

  1. Spectral: che dire?.... Me ne ha sempre parlato e piu' che bene il buon Riccardo Mozzi. Ho avuto diverse occasioni di ascoltare i suoi Spectral ma, si sa, un po' l' amore per le "personali marche", un po' il conservatorismo a difesa delle proprie scelte, per esempio la "fede incrollabile" ( poi crollata..!! ) pre a valvole e finale a stato solido, ho considerato si tali amplificazioni ma con "distanza". Eppoi, spesso, si e' parlato e si parla di Spectral con l' aggettivo di amplificazioni si' ben suonanti ma un poco "transistor-sonanti".Ad un certo punto piomba la "disgrazia" fulminati 8 driver di una coppia di Audio Physic e non per mia diretta colpa ma per colpa di un pre.. di cui per pudore non faccio menzione. Ahime' e ora?!?. Grazie alla benevolenza del buon Marco Natali che mi ha, gentilmente prestato un DMC15/DMA80 ho provato a ....ricominciare...! E che ri-inizio!!! Badate che la coppia DMC15/DMA80 non e' di quelle meglio musical-sonanti dell' offerta Spectral!
    Eppure, per farla breve, se si chiede: trasparenza, naturalezza, neutralita' timbrica e soprattutto naturalezza, respiro, aria.. be' l'accoppiata DMC15/DMA80 con Snell TypeA3... e' ( penso) semplicemente formidabile. Della serie..mi tengo gli Spectral e..per ora mi metto l' anima in pace e mi godo la Musica. Mooolto difficile chiedere di meglio!!! Saluti a tutti.

    Cordiali saluti,
    FAUSTO MAGNI | famagni53@gmail.com

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